Il 9 marzo 2020 l’Italia entra nella fase di lockdown per evitare il propagarsi del contagio da coronavirus Covid 19: tutte le attività economiche e produttive definite “non essenziali” vengono interrotte e la popolazione è invitata a rimanere a casa. Con questa scelta radicale, si dà il via ad un esperimento senza precedenti dal dopoguerra, di drastica riduzione della pressione antropica sull’ambiente. Ne beneficiano soprattutto le aree di rilevante immissione rappresentata dai grandi agglomerati urbani e industriali, tra cui il sistema marino-costiero.

Quali attività umane si sono realmente ridotte? Quali pressioni antropiche sono cambiate? Quali gli effetti di questa situazione eccezionale sulla qualità delle acque, sull’ecosistema marino, e sull’inquinamento? Cosa è successo con la riapertura delle attività: tutto è tornato – e in quanto tempo – a come era prima del lockdown? È possibile immaginare una ripresa in cui il rispetto per l’ambiente e per i suoi limiti possa conciliarequello degli esseri umani?

Sono alcune delle domande che in molti si stanno facendo ma a cui non è facile rispondere in quanto, dal 9 marzo al 18 maggio, anche le attività di ricerca scientifica e di monitoraggio dell’ambiente sono state bloccate o sottoposte a restrizioni. Eppure nel periodo del lockdown migliaia di cittadini hanno postato sui social immagini e video di pesci mai avvistati prima così vicino alle coste, mari cristallini e spiagge pulite che testimoniano a loro modo un cambiamento nell’equilibrio naturale ed un’attenzione pubblica eccezionale nei confronti di quanto sta accadendo.

Il progetto SNAPSHOT intende contribuire al dibattito pubblico su questi quesiti conducendo una straordinaria campagna di osservazione che coinvolge scienziati e cittadini nel comune intento di produrre una serie di istantanee (snapshot) dal mare durante il lockdown, senza però interrompere le misure di distanziamento sociale previste. La campagna riguarda alcuni degli ambienti marini e costieri (hotspot) italiani maggiormente interessati dalle pressioni antropiche, spesso connesse proprio a quei settori economici e produttivi interrotti dal lockdown, e continuerà nel tempo per apprezzare i cambiamenti anche dopo la ripresa delle attività. I materiali raccolti saranno pubblicati su una piattaforma online a beneficio di chi fa ricerca e voglia usarli per riflettere su questo delicato momento.

L’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali è stata, secondo molti esperti, una delle con-cause di questa emergenza sanitaria e renderà avvenimenti simili più frequenti in futuro. Eppure il rischio di un ritorno al “business as usual”, o di una ripresa delle attività produttive secondo un modello di sfruttamento intensivo delle risorse “anche col carbone”, come qualcuno chiede in questi giorni, sembra essere molto alto, in mancanza di altre prospettive. La stessa ripresa delle attività scientifiche rischia di tornare a modalità che hanno mostrato molte criticità negli ultimi anni .

SNAPSHOT non si limita alla raccolta di misure scientifiche e di osservazioni empiriche ma vuole avere anche un respiro sociale, politico, economico, culturale ed etico coinvolgendo tutti coloro che hanno interessi – a volte in conflitto tra di loro – sul mare e le zone costiere: abitanti delle aree mappate, pescatori ed altri attori dell’economia marina e marittima. Questi attori verranno coinvolti nelle attività di acquisizione, interpretazione e validazione dei dati, nonché nella discussione sui risultati del progetto e sulle sue prospettive. L’obiettivo è di costruire una visione il più possibile condivisa tra tutti gli attori con particolare attenzione anche al contesto più ampio, euro-mediterraneo, in cui il nostro paese si posiziona.

SNAPSHOT è promosso da Bluemed CSA, Azione di coordinazione e di supporto dell’omonima iniziativa europea coordinata dal Dipartimento Scienze e Tecnologie dell’Ambiente e del Territorio del CNR e finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito del programma quadro H2020 con lo scopo di promuovere una ‘crescita blu’, cioè la valorizzazione delle risorse marine e marittime per uno sviluppo sostenibile dell’intera economia euro-mediterranea basata sul mare. Il CNR è anche impegnato nell’applicare e sostenere i principi dell’Open Science, il movimento che promuove la condivisione dei dati, il riuso dei processi, la ripetibilità e riproducibilità degli esperimenti scientifici nella prospettiva di superare le barriere spesso incontrate dalla ricerca multidisciplinare.


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