di Amelia De Lazzari

Venezia, 18 dicembre 2020

Ore 7:30 all’imbarcadero di Piazzale Roma in attesa che arrivi il vaporetto per raggiungere Riva dei 7 Martiri, dove troverò la nave Dallaporta e miei colleghi Mauro Bastianini, Fabrizio Bernardi Aubry e Marco Pansera.

In Laguna non c’è più il silenzio che ha accompagnato la partenza e l’arrivo della nostra prima campagna, ma non c’è neppure il traffico di mezzi che generalmente la caratterizza in questo periodo a pochi giorni dal Natale. Strana atmosfera che porta i miei pensieri a qualche mese fa, al periodo del primo lockdown e al mese di maggio, quando nel giro di pochi giorni ci siamo organizzati per iniziare il progetto Snapshot.

La prima campagna sembra lontana, e questa è già la quarta, e siamo alla fine di questo particolare anno, bisestile e gemellare.

La nave è già arrivata, attraccata alla Riva dei 7 Martiri come le altre volte. Tutto intorno il silenzio che preannuncia un altro lockdown.

Il Veneto era in zona gialla, ma presto ci tingeremo di rosso, come gran parte dell’Italia. Tutto chiuso per limitare i contagi che ultimamente sono aumentati, nella speranza che passi tutto presto e il nuovo anno ci porti un po’ di normalità.

Insieme a noi di ISMAR Venezia ci sarà il collega Mireno Borghini di ISMAR La Spezia, che sono felice di ritrovare visto che è passato un po’ di tempo dall’ultima campagna condivisa insieme sulla Dallaporta.

Non appena il comandante avrà espletato le pratiche con la Marina Militare, la nave ci porterà sul delta del Po.

…Si parte e in qualche ora saremo a destinazione. Il mare è buono mentre il cielo, fino a poco fa azzurro- grigio e inframmezzato di sagome di nuvole, ora si è fatto bianco grigio e piuttosto omogeneo.

Fra poco più di mezz’ora arriveremo sulla stazione SN1, la prima che incontriamo andando a Sud, quella che bacia la punta della cuspide che costituisce il delta del Po.

Abbiamo caricato tutto e sistemato ogni cosa, pronti a ritrovare gli spazi che abbiamo lasciato l’ultima volta, anche se da giugno molti colleghi si sono succeduti con tanti interessanti progetti e hanno campionato e/o misurato questa parte di mare che è l’alto Adriatico.

Infatti, a giugno anche la seconda campagna Snapshot è stata fatta sulla Dallaporta, mentre per la terza, che si è svolta a settembre, si è dovuti ricorrere a un’altra imbarcazione. Durante quest’ultima i colleghi Fabrizio Bernardi Aubry, Mauro Bastianini e Marco Pansera erano usciti in giornata per il campionamento e io invece ero rimasta “in base” pronta, al loro ritorno, a processare parte dei campioni raccolti.

Ci organizziamo velocemente per installare la strumentazione necessaria sia all’interno che all’esterno, ma prima di essere presa dal vortice affiggo un testo che mi fa piacere avere durante la mia permanenza sulla nave, lo appendo sulla porta della cambusa che si trova nel laboratorio umido dove io opererò. È un’abitudine che ho da quando mi sono imbarcata la prima volta tantissimi anni fa; di poesie, brani di prosa, canzoni, quanti ne ho raccolti in questi viaggi! Questa volta con me ho portato uno stralcio tratto dal romanzo “Mediterraneo. Mare interiore” di Manuel Vicent, che recita così: “Non sei altro che un po’ d’acqua salata. In questo consiste la tua sostanza. L’umanità è una forma diversa di mare, e la saggezza deriva dal conoscere o esplorare proprio il mare che ognuno di noi si porta dentro”. Così ogni tanto tra un bidone di acqua e l’altro mi giro e scorgo qualche verso che mi fa compagnia nel turbinio della campagna.

Ma torniamo alle tante azioni che si compiono quando si deve installare e controllare la strumentazione per cominciare a lavorare.

A poppa, Mauro Bastianini e Mireno Borghini stanno collegando la sonda multiparametrica CTD al computer per l’acquisizione dei dati e preparando le bottiglie Niskin per il campionamento dell’acqua. Bottiglie che verranno calate in acqua in ogni stazione per campionare alla quota di fondo, mentre con un secchio si raccoglierà l’acqua superficiale.

La sonda multiparametrica viene utilizzata per la registrazione di temperatura, salinità, pressione, torbidità e con altri appositi sensori anche fluorescenza, pH e ossigeno disciolto, lungo profili verticali in colonna d’acqua.

Paolo Barbarossa, direttore di macchine, al verricello

Lo strumento viene calato dalla nave, a dritta nel nostro caso, mediante verricello. Quando la sonda viene calata in acqua, un collega da una postazione del laboratorio strumentazione, via walkie talkie, dà indicazioni a un membro dell’equipaggio che aziona all’esterno il verricello.

Il computer collegato, in silenzio, registrerà i dati a mano a mano che la sonda scende lungo la colonna d’acqua e ci restituisce i profili delle variabili che andiamo a misurare. Le variabili che la sonda misura sono registrate in continuo e con molto dettaglio.

Per una valutazione qualitativa della torbidità o trasparenza dell’acqua useremo invece il Disco di Secchi.

Un disco circolare, di solito di 20-30 cm di diametro, bianco o a quadranti bianchi e neri, inventato nel 1865 da padre Angelo Secchi, che lo utilizzò per la prima volta durante una crociera della pirocorvetta “Immacolata Concezione” nel Mar Mediterraneo.

Questo disco viene immerso legato a una fune metrata finché non lo si riesce più a vedere; ecco quel punto in cui scompare alla vista, diventa la misura del grado di trasparenza dell’acqua.

A poppa, Marco Pansera sta organizzando gli spazi per poter poi usare agevolmente il retino per il campionamento dello zooplancton che verrà raccolto solo in alcune stazioni tra quelle programmate.

Sempre a poppa Fabrizio controlla che tutto il materiale per campionare nella prima stazione sia stato preparato e poi passa in laboratorio “secco” a preparare gli statini “riassuntivi”, dove verranno segnate le attività per ogni stazione, l’elenco dei campioni prelevati per le successive analisi, l’orario di inizio e fine campionamento, le coordinate delle stazioni ed eventuali note. Ognuno di noi poi redigerà gli statini per i singoli parametri via via che si procede. I campioni d’acqua verranno in parte filtrati direttamente in nave e in parte stoccati per essere “lavorati” in laboratorio, mentre tutto il restante materiale raccolto verrà analizzato successivamente nei vari laboratori di competenza.

Nel laboratorio umido, io invece comincio ad allestire gli apparati di filtrazione e a “ricostruire” il percorso di tubi e tubicini di ogni sorta che sono collegati tra di loro, a una pompa a vuoto, piuttosto rumorosa, e a un “polmone” o a una beuta dove si raccoglie l’acqua filtrata.


Inizia il campionamento …

La prima stazione delle 11 che campioneremo è la SN1. La sonda è pronta per essere immersa.

E’ Mireno a dirigere le azioni dal laboratorio strumentazione. Via walkie talkie trasmette le indicazioni al direttore di macchine Paolo, che si trova al verricello, e contemporaneamente Mauro “accompagna” lo strumento verso l’esterno finché non entra in acqua. La sonda incontra per prima l’acqua e immediatamente ne registra le sue caratteristiche (temperatura, salinità, torbidità, ecc.). La stessa operazione viene eseguita con la bottiglia di campionamento per raccogliere l’acqua della quota di fondo, mentre la quota superficiale viene campionata con un secchio.

Non appena secchio e bottiglia tornano “a bordo”, tutti insieme, ma mantenendo le distanze di sicurezza, ci si avvicenda per il campionamento. Questa volta anche senza guanti, non obbligatori come durante la prima campagna, ma sempre con le mascherine, oramai parte di noi, che dobbiamo ricordarci di cambiare almeno ogni 4 ore perché la protezione sia efficace.

Fabrizio, Mauro e Marco sembrano avere più mani per riempire le tante bottiglie, piccole e grandi, fatte di materiale diverso (vetro o plastiche diverse) e di differente colore a seconda del tipo di parametro che poi si andrà ad analizzare su quel campione. Alcune bottiglie vengono subito conservate in freezer, altre a temperatura ambiente a poppa e altre ancora sono solo dei contenitori per un campione d’acqua che viene filtrato a bordo.

Campioni

La prima bottiglia da riempire è quella per il carbonio organico disciolto (DOC). Poi per ottenere il campione per la determinazione dei nutrienti si filtra dell’acqua, direttamente dalla bottiglia di campionamento, con una particolare siringa dove è alloggiato un filtro che verrà successivamente analizzato. A ruota si raccolgono i campioni per le analisi di microinquinanti organici, microinquinanti inorganici, citofluorimetria, zooplancton e fitoplancton, che verranno successivamente eseguite nei vari laboratori.

I campioni che vengono invece processati a bordo sono quelli per il carbonio organico particellato (POC), gli isotopi stabili del carbonio (δ 13C), la clorofilla (CHL a), il DNA ambientale (eDNA) e la biodiversità microbica. L’acqua campionata per ogni parametro viene filtrata su appositi filtri con diversa porosità, che vengono poi conservati in freezer e successivamente analizzati in laboratorio.

Il campione ad occhio nudo a volte sembra trasparente o poco torbido, ma quando lo si versa nel contenitore (campana) che poggia sul filtro, ecco che piano piano rilascia la sostanza che era in esso presente e il filtro si colora . L’acqua, dopo avere lasciato sul filtro la quantità di materiale che portava con sé, continua il suo percorso attraverso i tubi del sistema di filtrazione, viene raccolta in un contenitore e poi riversata in mare.

I gesti si ripeteranno così per ogni stazione, in silenzio a volte, altre chiacchierando o scherzando. Le stazioni così si rincorrono, i campioni aumentano e il tempo vola.

Alto Adriatico

E’ già pomeriggio e per un po’ci fa compagnia un cielo rosato che in pochi minuti si trasforma e meraviglia gli occhi.

Verso le 19:00 Vincenzo, il bravissimo cuoco della Dallaporta, ci avvisa, con un suono di trombetta, che la cena è pronta e così facciamo finalmente un’altra breve pausa dopo quella del pranzo. La cena non dura molto e si ricomincia quasi subito con l’intenzione di lavorare fino a tardi dato che il mare è buono, e così domattina rimarrà solo qualche stazione per ultimare il nostro lavoro e la campagna si chiuderà.

La mattina del 19 il profumo del caffè ci richiama in sala mensa, dove tutti insieme condividiamo la colazione prima di cominciare il lavoro. L’arrivo nella stazione S1, la penultima, è previsto per le 7:00, e poi l’attività terminerà poco più a Est con il campionamento sulla S2.

Le bottiglie sono pronte e così gli statini e i sistemi di filtrazione. Mireno prende posto in laboratorio strumentazione per guidare gli ultimi campionamenti e all’esterno l’equipaggio si prodiga per dare una mano.

Non ci sono state tante pause in questi quasi due giorni e poche parole si dono dette, ma l’equipaggio e forse anche noi non vediamo l’ora di chiudere, giustamente, questo particolare anno. Dopo di noi ci sarà un altro gruppo di lavoro, ma per Natale qualcuno dell’equipaggio riuscirà a tornare a casa qualche giorno, altri invece rimarranno di guardia sulla Dallaporta.

Mentre si va, il mio sguardo abbraccia per un attimo i laboratori e poi l’area esterna a poppa e fa un’istantanea (snapshot!) dello spazio della nave dove abbiamo lavorato a “stretto contatto”. Vedo una moltitudine di oggetti, attrezzi, contenitori e altro, ai quali si affiancano guanti sterili da laboratorio, mascherine, caschi da lavoro, guanti da lavoro, cerate, salvagente, e tanto altro. Tante cose estranee ai più ma a me molto familiari.

Si ritorna a Venezia. E mentre la nave punta a Nord, cominciamo ad organizzare nelle tante casse tutto il materiale e la strumentazione che ci ha permesso di lavorare. Piano piano, ogni laboratorio si svuota e le nostre casse si riempiono. Lasciamo in ordine la nave per quelli che dopo di noi si imbarcheranno e poi cominciamo a salutare, a fare gli auguri al comandante e all’equipaggio, e con un abbraccio virtuale, a portarci tutti insieme già nel nuovo anno sperando di ritrovare (finalmente) un po’di normalità.

Grazie a noi e a loro per l’ottimo lavoro.

Arrivederci a presto!