L’area di nostra pertinenza, come dicevo, sarà il Golfo di Venezia, dove c’è la Piattaforma Acqua Alta, sito della Rete Ecologica di Lungo Termine (LTER) e il delta del Po.
Il Po è il fiume più importante d’Italia e, con i suoi 652 km di lunghezza, attraversa terre dai diversi colori e avvicinandosi al mare lascia o porta con sé tante storie. Quando arriva al mare, dove incrocia un flusso di altre acque, quelle salate, deposita il suo carico. Dalle foto da satellite questo momento dove acque di natura diversa si ritrovano è ben visibile e l’incontro sembra quasi un abbraccio per aver trovato di nuovo il mare (Fig 1). Poi il suo carico a volte si ridistribuisce andando un poco a nord e un po’ di più al largo, e poi piano piano scende e accarezza la costa fino a diluirsi in questo lungo mare che arriverà a incontrare, molto più a sud, la piana abissale ionica.
La profondità è bassa ma la vita è ricca in questo cul de sac che è l’Adriatico settentrionale, dove oltre al fiume Po si riversano altri importanti fiumi italiani, come ad esempio l’Isonzo, il Piave, l’Adige. In questo angolo di mondo, insieme alle acque dei fiumi, arrivano tante storie dalla terraferma, che piano piano si diluiscono o forse si arricchiscono incontrando il mare e poi lentamente vanno a sud dove le profondità si fanno sicuramente più interessanti. Una parte del nostro Belpaese che è un po’ una fisarmonica, tutto concentrato qua alla fine dell’Adriatico: dal mare, risalendo, troviamo delta e lagune, e una dolce e vasta pianura, e morbidi colli fino a raggiungere alte vette nelle bellissime Alpi che fanno da corona.
Ma torniamo alla nostra campagna. Il lavoro sarà tanto, forse troppo per quattro persone, ma ognuno di noi ha un po’ di esperienza e sa che ce la faremo. Si familiarizza subito con questi spazi angusti, stando attenti a rispettare le distanze di sicurezza, a mettere guanti e mascherina e a non creare assembramento. La nave ha due laboratori e per fortuna un ampio spazio a poppa e in parte anche coperto, ma le attrezzature di cui necessitiamo ogni volta sono tante: sonde, bottiglie niskin per il campionamento, retini per campionare lo zooplancton, una attrezzatura di nome Manta per campionare le microplastiche, casse e casse di bottiglie, bottigliette, reagenti, filtri, scatole, cime, beute, spruzzette, impianti di filtrazione, pompe, bidoni, sonde, computer, cavi, cavetti, e via così.
Il pensiero va agli altri colleghi impegnati in Snapshot, a terra e a mare. E alle altre #donneammare, perché spesso sono le donne a partecipare e a guidare queste campagne. Mentre noi siamo qua, in Alto Adriatico, altre ricercatrici e ricercatori, quasi contemporaneamente registreranno la loro “istantanea” in altre aree. Sempre in Adriatico ci saranno i colleghi dell’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (IRBIM) di Ancona, mentre più a sud nello Ionio i colleghi dell’Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA) a svolgere l’attività nel Mar Grande e nel Mar Piccolo di Taranto.
Continuando idealmente in senso orario arriviamo al Mar Tirreno, dove i colleghi dell’Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino (IAS) campioneranno nel Golfo di Palermo, i colleghi della Stazione Zoologica A. Dohrn la costa antistante Napoli, la foce del fiume Sarno e il litorale Domizio.
Nel Lazio è il fiume Tevere l’area studiata dai colleghi della sede di Roma di IRSA, mentre in Toscana i colleghi dell’Istituto di Biofisica (IBF) monitoreranno il fiume Arno.
Per chiudere, in Liguria di fronte alla città di Genova un altro arco di cerchio, che è il bel Golfo di Genova, ci saranno i colleghi di IAS e di ISMAR. Ricercatrici e ricercatori di tanti istituti CNR che hanno operato in sinergia con la Stazione Zoologica A. Dohrn di Napoli con l’Osservatorio Geofisico Sperimentale (OGS) di Trieste, con Legambiente, le Agenzia Regionali e tanti altri attori e reti locali. In fondo, anche questa collaborazione tra soggetti diversi, tutti impegnati verso un progetto comune è un risultato straordinario di Snapshot e dei momenti straordinari che stiamo vivendo.
Amelia De Lazzari
Interessante la scrittura su due piani: tecnico/ scientifica da una parte ed emozionale/paesaggistica dall’altra.
Le foto sono poco valorizzate a causa del piccolo formato.
La descrizione fa capire chiaramente la progettualità e la messa in opera del lavoro. Sembra di essere imbarcati con voi, così come leggendo il libro di Paolo Rumiz “Morimondo” sembra di risalire il Po in barca.
Complimenti Amelia!
.
Sarà interessante leggere e confrontare tra loro i risultati di queste campagne e capire se il rallentamento delle attività umane durante la pandemia ha inciso davvero sulla qualità dell’ecosistema marino. L’involontario esperimento pandemico consentirà forse di comprendere come orientare alcune attività antropiche per permettere alla natura di riprendere almeno un po’ i suoi spazi. Un bel lavoro, da condividere con tutti.
Anche noi stiamo lavorando ad un progetto sul delta del Po. Questo tuo diario mi sta fornendo nuovi spunti ed idee.
Le tue brevi riflessioni sono inoltre sempre stimolanti. Le donne di mare hanno imparato a superare molte tempeste.
La divulgazione, quella bella!
Questo trittico di testi (“la partenza”, “il viaggio” e “verso il Delta del Po”) accompagnano il lettore per mare, insieme all’equipaggio della campagna: si riesce quasi a percepire in prima persona rumori, colori e sensazioni.
Un assaggio di scienza che non tralascia l’aspetto umano della ricerca.
Molto coinvolgente, grazie Amelia
Molto interessanti questi diari di viaggio, che ricordano il vecchio vero e coraggioso naturalismo. Le persone comuni credono orami che le ricerche si svolgano tutte nei laboratori ed hanno perso di vista il nostro vero campo ed obiettivo di ricerca: la Natura. Questi diari possono far conoscere una realtà che può solo avvicinare alla ricerca, ma anche alla Natura. Le immagini foto e testi) che ne sottolineano la bellezza valgono più di tante lezioni di ecologia.
Bella la descrizione dell’abbraccio di acque tanto diverse…acque che potrebbero sembrare incompatibili e respingenti.
E invece…
Ma non potremmo imparare dall’acqua a convivere e miscelarci con dignità e generosita’?.
Chi non vive questo lavoro, cara Amelia, non si immagina quanta costanza meticolosa, quanta scomodità anche fisica e forse anche quanti imprevisti siano dietro l’angolo.
Spero anche molte soddisfazioni e momenti di commozione.
I veri tramonti e albe da portare nel cuore.
Grazie.
Bello il parallelismo con le altre realtà che forse potrebbero essere presentate velocemente. Anche la vita a bordo e il lavoro che fate potrebbe essere descritto maggiormente, sempre con un tono non particolamente tecnico, ma aiuterebbe a capire meglio.
Mi sembra molto importante e necessario coltivare questo dialogo tra ricerca scientifica e racconto esperienziale, tra oggettività e sensibilità. Complimenti per la splendida iniziativa.